di Nicolò e Fabio Catellani
Non sappiamo da dove “partire” perché siamo “partiti” impreparati. “Partiamo” quindi dalla fine: dall’abbraccio collettivo delle 24 tra ragazze e ragazzi che hanno partecipato al campo di Amnesty International, organizzato a Monte Sole. Un abbraccio di speranza, di testimonianza, perché non è possibile dimenticare. I ragazzi hanno ascoltato il racconto di uno dei superstiti, Ferruccio Laffi; una narrazione che non può lasciare indifferenti che tocca nel profondo, che lascia attoniti che commuove chi racconta e chi ascolta in un lutto collettivo.
L’eccidio si è svolto con ferocia, senza alcun rispetto per l’essere umano, con un odio cieco dal 29 settembre al 5 ottobre del 1944. Ad opera dei nazisti, senza alcuna pietà nei confronti di donne, bambini ed anziani. Colpevoli di essere lì. L’11 luglio prossimo ricorrerà il doloroso ventisettesimo anniversario del genocidio di Sebrenica. Eccidio o genocidio, la differenza è labile, il dramma che creano è lo stesso.
Il tema è molto delicato e complesso e non siamo certo Nicolò ed io responsabili di un’approfondita ricerca storica, giudiziale, sociale o politica. Ci sentiamo “solo” responsabili come essere umani: forse non facciamo abbastanza per “costruire ponti”. Il rispetto della vita umana, dei diritti fondamentali non possono avere “colori”, devono essere necessariamente “universali”, senza alcuna condizione. Devono essere il “patto” fondante di una società che si possa definire “civile”.
Suggeriamo per chi desiderasse approfondire il sito www.montesole.org della Scuola di Pace di Montesole.
Torniamo alla “partenza”: cosa ci ha spinto a partecipare al campo di Amnesty International?
Esattamente quello che scriviamo sopra ed il desiderio di “aprirci” agli altri, di superare qualsiasi tipo di pregiudizio mettendoci sempre in ascolto ed in discussione.
E poi Maria, è lei che ci ha dato “l’imbeccata”. E Nicolò confidiamo possa aver aperto un sentiero per Matteo, Giovanni e Giacomo e tutti i loro più giovani amici. Come una staffetta. Non certo come una staffetta partigiana, dove donne e uomini hanno sacrificato la propria vita, per la Liberazione. I giovani hanno un compito da un lato più semplice e da un altro più complesso. Più semplice perché sono “nipoti” della Liberazione, più difficile perché gli esseri umani hanno memoria corta e toccherà a loro mantenerla viva e trasmetterla.
Un grazie (in ordine libero) ad Alessandro, Martina, Chiara, Elisa, Cecilia, Francesca e a tutti i ragazzi che hanno condiviso un’esperienza unica e speriamo ripetibile. A Gabriele perché è nata un’amicizia.
Il ringraziamento più grande a Ferruccio Laffi perché “faccio la guerra tutti i giorni, tutte le notti, finchè camperò…” e perché con un coraggio straordinario rivive e testimonia quotidianamente quello che ha visto con i propri occhi e che nessun essere umano dovrebbe vedere mai.
Ed una convinzione: il 25 aprile deve essere tutti i giorni.
“Ai miei amici dico spesso: siate tolleranti. Nelle questioni della coscienza siate tolleranti. Quanto più siete forti delle vostre convinzioni tanto meno avete bisogno di atti scomposti o di biasimare chi pensi diversamente.
Siate tolleranti: sappiate scoprire il lievito evangelico nei fermenti rinnovatori e collaborate con pazienza a che questo lievito si rivesta di convinzione consapevole. Tale è la nostra idea politica”
Alcide De Gasperi a Trento, 25 aprile 1951. Sembra scritto ieri. Per oggi, per domani, per sempre.
Nicolò e Fabio Catellani
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