I ricordi, le emozioni, le gioie, le salite, le discese, il sole, la pioggia, il caldo, il freddo, la luce, il buio, le canzoni, i ragazzi, gli amici.
Sono troppi gli elementi per fare delle sintesi e un anno senza di te è passato troppo veloce.
Preferisco ricordare la tua straordinaria semplicità.
Segesta, noi nel teatro greco accarezzati dal vento, che declamiamo una poesia di Alda Merini, “La morte non è niente”.
La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come se fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono solo dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
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