Da sempre sono rapito dalla “Nascita di Venere”.
La prima volta che vidi il capolavoro dal vero fu nell’estate del 1983, a 10 anni. Ero in vacanza on the road con la mia famiglia in modalità ibrida; un pò in tenda un pò in roulotte, con la mitica Simca arancione metallizzata che ci ha tradito solo a Lodi sulla strada del rientro. Che risate (ora dopo più di 35 anni…) io e il papà alle prese con il carburatore. La mamma e l’Ale ci guardavano sorridendo fiduciose.
Torniamo a Firenze. Caldo torrido, io che corro, salto e gioco sul selciato. Il papà torna felice con i biglietti. La mamma e l’Ale studiano la guida verde del Touring…
Entriamo. Come tutti (o quasi) i bambini sono un pò annoiato, distratto. Le visita dei musei per i bambini all’epoca erano meno entusiasmanti di quanto lo siano ora… Non esistevano le audioguide kids, i laboratori ecc.
Mi “trascinavo”, poi a un certo punto eccola! “La nascita di Venere” del 1485 circa. Amore a prima vista. E da allora per sempre. Le cose belle non hanno bisogno di spiegazioni, ti “toccano” e resti in contemplazione, carpe diem, seize the day, cogli l’attimo. Ti senti in comunione con il mondo, parte di una festa comunitaria.
Alle scuole medie la incontrai nuovamente. Stesso effetto.
Alle scuole superiori ancora. Grazie alla professoressa Pucci l’attrazione divenne amore. Amore per la bellezza, per l’arte, per la vita.
Un amore che si è poi consolidato durante le visite con Barbara e il primo viaggio con il nostro Nic.
Un amore che pensavo sopito ma che ieri si è ravvivato. Uno sguardo, uno schizzo, un’emozione che non speravo di poter ancor provare.
Chissà…forse a San Satiro a Milano. O alla Cappella Sistina a Roma. Basta viaggiare leggeri. Solo bagaglio a mano.
Fabio Catellani
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