di Maria Chiara Roti
Qualcuno mi ha detto che quando qualcosa perdura è una cosa buona.
Il cammino nella mia vita continua e quindi immagino sia una cosa buona.
Ho iniziato qualche anno fa per caso e per curiosità e per bisogno e da lì si è aperta una porta come Alice nel paese delle meraviglie che non ho ancora chiuso.
Camminare è viandanza, e’ pellegrinaggio, è una forma rinnovata di turismo, un turismo lento.
Le terre e regioni attraversate ti entrano dentro.
Sarà che è dai piedi che entra l‘energia vitale ci insegna il taoismo e proprio da li sono entrare dentro di me culture sapori immagini e luoghi e gente .
Dal Carso alla Ciceria da Santiago a Matera ho attraversato terre gente e sapori.
Il pan tomate, il polpo alla gallega, il pivo ( birra), il frico e le erbette.
Le doline, le gravine, i chiostri, i fornelli, Prosecco (che non sono le bollicine) , i viadotti (moltissimi in Spagna).
Oggi quando viaggio per lavoro nelle grandi stazioni, ben prima di scoprire la parola, indovino in un gioco con me stessa le origini di chi incontro : la forma del viso, i gesti, una espressione , gli abiti.. Da subito posso dire da dove viene. Quell’ indovinello riuscito è il riflesso dei tanti incontri.
Del Cammino è stato detto molto , non si contano le metafore, ma è vero: è un po’ come la vita.
Tu segui una traccia – gps o la guida – ma poi ci sono gli imprevisti, le casualità.
A volte brutti e ti rammarichi. Avresti potuto fare meglio organizzare bene scegliere con cura soste e compagni a volte belli: le sorprese, i luoghi inimmaginati, gli incontri di significato.
Di compagni di viaggio se ne fanno tanti di amici alcuni. Con loro oltre al cammino condividi un sentire comune della vita che ti fa stare bene e in cui ti ritrovi.
In questa estate di ripartenza stiamo pianificando il Cammino di San Nilo, San Nicola bizantino nelle terre del Cilento.
Mentre preparo lo zaino con cura (del togliere) è irrefrenabile la tensione. Sogno già altri i Santi che mi aspettano : San Bernardo e Santa Maria di Leuca.
Maria Chiara Roti
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