Sotto la lente di ingrandimento
Negli ultimi giorni mi sono reso conto della sempre maggiore importanza delle analisi socio-politiche per “fotografare” la Città, per prevederne i mutamenti e i possibili scenari futuri.
In particolare ho trovato interessante l’articolo di Fabrizio Guglielmini pubblicato sul Corriere della Sera del 18 giugno partendo da dati pubblicati da youtrend.it sui redditi pro capite in base al CAP (funzionalità resa disponibile da poco dall’Agenzia dell’Entrate) nel quale si confermava da un lato che Milano fosse la città più ricca d’Italia ma che dall’altro il divario tra zone (non tra Municipi) fosse particolarmente ampio. La zona più “ricca” registrava un reddito medio pro capite di circa 88.000 Euro, la zona “più povera” circa 22.000 Euro. Che dire? Una forbice ampia, troppo ampia. Il rapporto tra il reddito medio più alto e quello più basso è di 1 a 4. Uno scenario certamente poco confortante.
E’invero peraltro che l’analisi non discrimina tra famiglie mono/pluri reddito, non intercetta il sommerso, non indica che secondo le ultime rilevazioni ISTAT il reddito medio pro capite a Milano è di circa 32.000 Euro contro 26.000 Euro della media nazionale.
Questo per confermare che proprio da Milano che ha delle fondamenta più solide di molte altre città si potrebbero attivare politiche sociali ancor più efficaci. Non voglio rassegnarmi ad una città a due, tre velocità diverse. Sogno una Milano integrata, inclusiva, una città che possa attribuire a tutti i cittadini il diritto ad avere doveri.
Ieri 24 giugno ho trovato molto interessante l’articolo di Salvatore Vassallo pubblicato ancora sul Corriere della Sera. Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Cattaneo, riflette sulla “metamorfosi di Milano dove Sala deve ricolorare di rosso le periferie”.
Il suo articolo si basa sull’interessante ricerca pubblicata dal prestigioso Istituto e consultabile al sito www.cattaneo.org. La ricerca si fonda sulla storia elettorale, sulle mappe elettorali. Milano, rimane poi una delle poche città a cerchi concentrici, con come ricorda Vassallo con i “socialmente centrali” al centro e i “socialmente periferici” in periferia.
C’è molto da lavorare. E io ci sarò. Per la “mia” città.
Fabio Catellani
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