di Angela Minuzzo, pensando a Barbara
Il titolo della mia riflessione può apparire fuorviante. Da donna e da mamma fatico ad identificarmi con l’”io”, ma a volte se penso a me stessa, mi sento a disagio.
Con il tempo ho capito che il mio essere “io” mi è indispensabile per pensare al “noi”. Sono sensazioni, al “femminile” che non sono certamente “patologiche” ma che spesso noi donne fatichiamo a razionalizzare andando oltre al nostro “senso di colpa” che credo sia innaturato in tutte noi, chi più o chi meno.
Come molti amiche ed amici sono stanca di lamentarmi ho voglia di guardare “oltre”, al futuro prossimo che ci aspetta ed affrontarlo con coraggio e fiducia. Io ci sono: per noi e per gli altri.
Il cammino, il sentiero che ciascuno di noi compie, non è sempre facile. A volte sono salite, a volte sono pianori, a volte sono discese che ci fanno ridere come quando eravamo bambini. La cosa per me importante è sapere di non essere sola. Posso contare sugli altri e questo mi dà fiducia.
Amo il mio lavoro, amo stare con gli altri, amo sorridere, amo ascoltare, amo osservare, amo essere solidale, amo il mio quartiere, amo i suoi abitanti, amo la mia Città.
Amo pensare al mio futuro prossimo, a quello della mia famiglia e a quello della mia comunità.
Nonostante tutto, nonostante non riesco a non aver fiducia, a sognare un mondo migliore. Nel mio quartiere, nel mio Municipio, nella mia città siamo circondati da cose belle, iniziative che tendono all’unità, all’inclusione sociale, all’accoglienza. Non vengono “gridate”, se ne parla “sottovoce”, come se temessimo di esporci, di uscire dal coro che “urla” slogan con rabbia ed aggressività.
Io mi sento dalla parte di quelli che desiderano entrare in relazione con gli altri, cercando di essere “accogliente” perché credo nel dialogo e nella collaborazione. E quando vedo i sorrisi dell’integrazione sono felice.
La mia “ricetta”? Non è impossibile, basta un poco di zucchero…
di Angela Minuzzo
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