di Stefania Gabetta – articolo già pubblicato da “Il Sicomoro” 22/07/2021 nr.7/2021
Il recente “Tocca a noi, tutti insieme”, è tratto dal titolo dell’ultimo “Discorso alla città” pronunciato dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, in occasione della festa di Sant’Ambrogio. Da donna, mamma, cattolica e professionista nel campo dell’assistenza legale specializzata in diritto di famiglia, minori, immigrazione e diritto penale mi ha fatto piacere leggere il documento, lo considero un primo importante passo verso l’avvio di un dialogo costruttivo e chissà magari nel futuro prossimo anche un programma trasversale per il mondo cattolico. Il tema che mi vede maggiormente coinvolta è senz’altro quello che riguarda Welfare di comunità, salute e accoglienza.
“Le molte e troppe solitudini della città devono poter trovare risposte vicine e solidali che nascono dalla società civile e che vengono incoraggiate e sostenute da chi amministra la città, favorendo gli esempi virtuosi esistenti per metterli a sistema”.
Io vorrei concentrarmi sul disagio minorile; dobbiamo anticiparlo prima che faccia troppo “male” ai nostri figli e alla nostra comunità. I dati statistici, infatti, ci mostrano di come il mondo dei giovani e degli adolescenti che delinquono e delle loro problematiche sia oggi poco conosciuto, mal percepito e che ci si accorga di loro solo quando fanno “rumore”, solo se delinquono, deviano, rubano.
Nello specifico le indagini ci dicono che il 75% degli italiani è preoccupato per lo stato della delinquenza minorile ma che solo il 16% ritiene che la detenzione sia lo strumento più indicato: ritenendo molto più efficaci le comunità educative, seguite dalle attività socialmente utili. Il 60% degli italiani, e questo dato è molto positivo, si dice disponibile ad aiutare chi si occupa di minori in difficoltà. Il carcere non è considerata la soluzione migliore. Il tasso infatti di recidiva per chi sconta la pena interamente in carcere è superiore al 60% rispetto al 20 % in caso di misure alternative.
Gli italiani esprimono, tanta preoccupazione per tale fenomeno che secondo la loro percezione continua a crescere ma che in realtà è solo frutto di pregiudizi e di percezioni errate. Uno spiraglio di fiducia però si sviluppa nell’animo degli italiani intervistati che si pongono in difesa di questi giovani emarginati che non devono essere lasciati da soli. La solidarietà dell’essere umano vince su tutto. Mettersi al fianco di questi ragazzi infatti rappresenta per gli italiani l’unico modo per cambiarne il destino e di questo gli intervistati ne sono convinti: un adolescente che delinque infatti sta chiedendo aiuto ad un adulto. Accogliere, proteggere, aiutare questi giovani emarginati sono verbi che coniugano le parole che il nostro papa Francesco ci dice e che fanno da contorno ai dati di cui sopra: “ Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.” Con responsabilità e fiducia dunque ognuno di noi può mutare il destino segnato di quei giovani che vivono in contesti e realtà sociali difficili e deviate.
Stefania Gabetta
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