Anche il solo pensarlo, mi ha fatto venire mal di testa. Ma passerà. Manca ancora un anno. Spero si trasformi in speranza, nella possibilità di un cambiamento.
Le elezioni regionali del 2023.
Faccio un salto indietro di 30 anni: al 1992, la prima e l’unica Presidente donna (dell’allora PDS), Fiorella Ghilardotti. Non spetta a me ricordarne le capacità, le competenze e l’onestà intellettuale. Guidava un esecutivo di minoranza di sinistra con appoggi esterni. Nel 1994 concludeva la sua breve esperienza: Forza Italia “scende in campo”, trionfa alle elezioni politiche e la giunta regionale cade.
Dopo la breve parentesi di Paolo Arrigoni, dal 1995 al 2013 e senza soluzione di continuità la Presidenza di Roberto Formigoni. Nel 2000 poi venne promulgata la legge, modificando il dettato costituzionale, per l’elezione diretta dei Presidenti di Regione. Un esercizio di elezione diretta senza dubbio condivisibile che ha poi confermato il Presidente Formifoni alla Presidenza sbaragliando il centro sinistra confermandolo e succesivamnte sia il Presidente Roberto Maroni che il Presidente Attilio Fontana. Quasi 30 anni di governo di centro destra…
In cosa ha sbagliato? Sicuramente sulla salute. Il Servizio Sanitario Regionale è in agonia. E la responsabilità è solo del Governo Regionale. Inutile cercare alibi. Solo per questo sono convinto che si debba cambiare. Certamente ricostruire sarà difficile e richiederà pazienza. Ma è necessaria l’unità delle forze progressiste e riformiste e perchè no…ancora più a sinistra.
Il centro sinistra è diviso nei suoi particolarismi e protagonismi. Non c’è mai stata una mobilitazione, si è sempre attesa una nomina che cadesse dall’alto dopo innumerevoli negoziazioni, senza nemmeno un programma specifico e condiviso, a poco più di un mese dalle elezioni sperando che i peones (espressione presa in prestito da un caro amico) possano riuscire laddove noi umani non possiamo che fallire. Ottenere voti sul territorio. La Lombardia non è Milano.
L’anno successivo nel 2001, sull’onda federalista che convince quasi tutti i partiti e non solo quelli di maggioranza, si procede alla revisione del titolo V della Costituzione Repubblica. Molti di noi ricordano in quel periodo il “mantra” della devolution che avrebbe risolto tutte le problematiche di uno Stato centralista (in realtà basta leggere la Costituzione ex ante per capire gli ampi margini di intervento sul decentramento).
La legge costituzionale nr. 3/2001 riconosce quindi le autonomie locali quali enti esponenziali preesistenti alla formazione della Repubblica. I Comuni, le Città metropolitane, le Province e le Regioni sono enti esponenziali delle popolazioni residenti in un determinato territorio e tenuti a farsi carico dei loro bisogni.
Bene, materie che prima erano di legislazione esclusiva dello Stato diventano di legislazione concorrente delle Regioni.
Quali materie?
Ad esempio, la tutela della salute.
Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Due brevi riflessioni sulla sanità: la prima, la modifica costituzionale del 2001 ha creato 21 sistemi regionali che viaggiano a diverse velocità, con costi/prestazioni molto differenti. In Lombardia il settore privato e il sistema delle convenzioni con il pubblicoprivato crescono incessantemente.
La seconda: il settore pubblico arranca a mio parere anche e soprattutto perché ancorato ai principi della Legge 833 che istituiva il Sistema Sanitario Nazionale del 1978. Serve una riforma coraggiosa. A livello nazionale. Sui principi e gli indirizzi.
Fabio Catellani
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