La mia esperienza di prossimità.
Partiamo dall’inizio. Fin da adolescente ho sempre pensato che le campagna e elettorali, io preferisco chiamarle “dialoghi elettorali” siano un momento di confronto tra gli amministratori uscenti, i candidati entranti ed i cittadini. Per me questa è normalità ed ordinarietà ed è esattamente quanto sto facendo con il mio gruppo di amici in questo periodo.
Il “dialogo elettorale” è una grande opportunità. Per essere chiari non lo vivo come “un casting” o come una partita di calcio con opposte tifoserie o come un modo ego riferito di contrapporsi agli altri. Lo vivo come un alto esempio di democrazia e penso spesso alle parole di Nelson Mandela “Non è la diversità chi ci divide; non è l’etnia, la religione o la cultura. Tra noi può esserci solo a una divisione: tra chi sostiene la democrazia e chi no” oppure, oggi nel giorno del suo compleanno, la mente ed il cuore corrono veloci a Liliana Segre “Se si ammettono le parole dell’odio nel contesto pubblico, se si accoglie lo hate speech nella ritualità del quotidiano, si legittimano rapporti imbarbariti. Io l’odio l’ho visto. L’ho sofferto. E so dove può portare”.
Non descriverò le esperienze negative che credo vivano tutte le persone che si espongono anche in contesti piccoli: dileggio, aggressività verbale, discredito…ma le esperienze positive.
I “dialoghi elettorali” servono per evidenziare le questioni che l’amministrazione entrante dovrà affrontare e condividere con i cittadini le possibili soluzioni. Non sono tornei di “braccio di ferro”.
In questi mesi sono stato lieto di ricevere fiducia all’ascolto da una minoranza delle persone che sono sicuro diventerà maggioranza.
Non sarò eletto al Consiglio del Municipio 6, non importa, sono contento di quello che sto facendo. La politica è per me una vocazione ed un servizio che continuerò a svolgere come cittadino, come volontario nelle associazioni delle quali faccio parte. Quindi a fare politica.
Ho incontrato il Signor L. e con lui lavoreremo alla costituzione di un comitato per la gestione partecipata di un Parco del Municipio 6, ho incontrato mamme e nonne che con pacatezza e “voce di donna” (prendo in prestito da Roberta Osculati) mi hanno spiegato la loro idea di città, di una Milano pubblica più al femminile e più aperta alla società civile. E le loro idee mi appassionano. E io sarò con discrezione al loro fianco.
Fabio Catellani
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