Per incontrarci perché non ci siamo persi, come nel film di Carlo Verdone del 1988. Ma il finale sarà diverso…
Con pazienza stiamo aprendo una scatola di un grande puzzle. Grande perché proveremo a farlo di scuola e non di classe. Ci mancano ancora tanti tasselli da trovare.
Non possiamo fare diversamente perché la nostra era una scuola superiore “sperimentale” di Milano tra la fine degli anni 80 gli inizi dei 90. Programmi comuni, programmi specifici, giudizi con indicatori e standard innovativi, gite all’estero già all’inizio del ciclo scolastico e lo stage di quindici giorni (nel mio caso in Repubblica d’Irlanda, altri in Germania o Francia) e lo stage aziendale.
Non conosco gli esiti della sperimentazione e gli impatti che nel sistema scolastico pubblico, ma certamente a distanza di circa 30 anni, riconosco quanto l’esperienza formativa e di socializzazione di quegli anni abbia contributo ad essere quello che sono.
Era una scuola pubblica, aperta, tollerante, inclusiva e popolare con insegnanti “liberi” mentalmente e con un approccio didattico poco frontale. Dall’altra parte della cattedra trovavano allievi (soprattutto ragazze, noi ragazzi siamo stati sempre una minoranza silenziosa e mai discriminati dalle ragazze) intelligenti, curiosi, ironici e certamente un po’ scapestrati.
Nell’ultimo mese grazie ad alcuni incontri casuali e a qualche tassello con più memoria degli altri ci stiamo ritrovando e ci siamo sentiti come allora: allegri e spensierati. Nonostante tutto siamo noi e stiamo rispondendo “presenti” senza girarci dall’altra parte.
In attesa di vederci con il puzzle più completo possibile, non vedo l’ora di parlarne ai miei figli che tornano stasera dal campo scout.
In autunno con la ripresa della scuola, riprenderemo la ricerca e vi aggiornerò lungo la strada.
Ringrazio tutti i compagni di scuola che hanno risposto all’appello!
Fabio Catellani
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