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Fabio Catellani

ALLA RICERCA DELLA FIDUCIA COMUNE

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Che fatica “pensare politicamente”.

Fabio Catellani Fabio Catellani
24 Agosto 2022

Cito Giuseppe Lazzati “La politica, che intendo come costruzione della città dell’uomo, resta la più alta attività umana, per realizzare quel bene comune che è da intendere come condizione per il massimo sviluppo possibile per ogni persona”.

Non riesco a non “pensare politicamente”. Mi rendo conto di quanto io sia egoista, inadeguato ed impaziente.

Parto sempre da me e dalla stessa domanda “Come posso aiutare”? e ci provo con idee e progetti.

Credo davvero che “la politica sia la più alta forma di carità”, Paolo VI, ma fatico davvero a “pensare politicamente”.

Mi guardo attorno e vedo una certa discrasia nelle definizioni di potere. La mia è il verbo, il poter fare, il poter restituire. Un’altra è il sostantivo, “il potere”, come fine, come perseguimento di interessi sia collettivi che particolaristici. Ed è una definizione che mi piace molto meno.

La politica è come l’arte, la cultura: devono avere come come obiettivo primario la cura della persona, della comunità.

Perché mettere limiti al “pensare politicamente”? Ci vogliono gradi o esami per esprimere opinioni e proporre idee?

Io penso di no, certamente servono i voti per veder realizzate le proprie idee e ancor prima che qualcuno le condivida.

Io non riesco a “pensare politicamente” a compartimenti stagni: famiglia, Condominio, Parrocchia, Municipio…

Sarei una fotocopia e desidero essere originale.

Non mi accontento più degli slogan, delle ricerche di mercato, dell’indice di popolarità, dei prima i candidati e le colazioni e poi i programmi.

La personalizzazione della politica, la mancanza di una squadra o la ricerca di una squadra solo durante il calcio mercato, le campagne elettorali…

Desidero una politica che torni a sognare, ad avere una visione. Il sogno non è un’utopia, è qualcosa di realizzabile.

Con la fatica di approfondire e di entrare nel “profondo” delle questioni. Non può esistere la politica “dei 100 giorni” o del “termometro”.

Esiste solo la buona politica. Oltre alle ideologie, oltre alle diffidenze e alle differenze.

Ora torno nelle retrovie, in una trincea fredda a rileggere “Sergente di Ferro” di Mario Rigoni Stern…”Segentmagiù, ghe rivarem a baita”?

Non ho certamente una risposta ma sento quelle parole dentro di me spesso.

Perché sono parole di responsabilità, memoria e speranza. Di vita e di morte.

Fabio Catellani

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Papà di Nicolò e Matteo. L’altruismo e la vocazione alla politica di prossimità mi accompagnano ogni giorno.
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