Perché i quartieri devono essere “centro”, di una comunità in dialogo e in ascolto e capace di farsi sentire.
E’ un venerdì pomeriggio milanese, non particolarmente afoso, poco traffico. Molti milanesi hanno già lasciato la città per trascorrere il fine settimana e raggiungere le famiglie.
Rientro dall’ufficio e i ragazzi iniziano a farmi domande specifiche “Ma cos’è il Municipio”? “E le zone”? E i “quartieri”? Per queste tre domande a seconda della prospettiva, del proprio percepito, del territorio, della propria città, esistono molteplici risposte.
Propongo quindi di fare “una ricerca sul campo” al Giambellino, s’intende qualitativa/artigianale, e di andare ad osservare con i nostri occhi, liberi da qualsiasi pregiudizio. Con la “Panda” di Barbara facciamo un primo giro di ricognizione in modo da avere una visione un po’ più ampia del quartiere. Tutti e tre restiamo colpiti dal “disagio abitativo”, palazzi popolari fatiscenti, “ingabbiati” da reti per prevenire crolli, l’impressione (mia) è che nonostante tutto i palazzi siano in una sorta di “messa in sicurezza” precaria e “sospesa”. E’davvero uno scenario deprimente dove a causa di sovrapposizioni di competenze tra Regione e Comune, i cittadini, nessuno escluso, sono costretti a vivere un disagio costante, continuo e che non può essere cristiano.
Mancavamo dal Giambellino da un paio d’anni: da un punto di vista abitativo pubblico mi pare si sia passati da uno stato di abbandono ad uno “stato di messa” in sicurezza. Ci sono voluti 5 anni. Quanti ne serviranno per la “presa in carico” mi domando? La domanda francamente mi preoccupa ma è la risposta che non potrà arrivare che deve rendermi fiducioso.
Fiducioso? Certamente. I “quartieri sono al centro”, non deve essere uno slogan demagogico; deve essere un modo di fare politica attiva, partecipata con la cittadinanza. E’ giusto concentrarsi sulle infrastrutture, sulla mobilità, sulla “città a 15 minuti”, ma mi domando “a 15 minuti secondo la direttrice centri-quartieri o interquartiere”?
Nonostante il bando del Comune per il mantenimento delle attività commerciali nel quartiere, si percepisce come nel quartiere si stia allargando la forbice reddituale tra i cittadini. Osserviamo almeno quattro interventi di edilizia residenziale di alto livello che senza dubbio “qualificheranno” il quartiere. Le case popolari restano lì, all’apparenza in “sicurezza”, in attesa delle decisioni della politica.
Ora vi starete domandando: e gli incontri inaspettati? Uno con il Sindaco Sala, alla Birreria di Quartiere, l’altro molto emozionante con una mia cara compagna di scuola che ha aperto con passione, entusiasmo, energia e soprattutto perché ci crede “Tu mi fai girar…polleria di quartiere”. Grazie Elisa perché tocca davvero a tutti noi, insieme.
Fabio Catellani
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